jueves, 20 de enero de 2011

REGIONE ABRUZZO: SANCITA LA GIORNATA DEGLI ABRUZZESI NEL MONDO

L'Aquila, 19 gennaio - Si è conclusa la seduta della Quinta Commissione (Affari Sociali e Tutela della Salute) presieduta da Nicoletta Verì (PdL). A maggioranza è stato dato parere favorevole al Piano annuale degli interventi relativi alle attività di prelievo d’organo, mentre ha ricevuto parere unanime la proposta per l’istituzione della “Giornata degli Abruzzesi nel Mondo”. Rinviati per approfondimenti, invece, i punti relativi al progetto di legge su “Disturbi specifici di apprendimento” e l’ordine del giorno sui sussidi mensili per i malati oncologici. Disponibilità, infine, è stata espressa dal Presidente Verì, e da tutti i componenti della Commissione, a confrontarsi sulla proposta di legge presentata da Nicolino Di Domenica – responsabile del Movimento Vita Indipendente Abruzzo – sulle disabilità. La Verì ha assicurato l’interessamento della Commissione non appena sarà resa nota l’entità dei fondi disponibili per le politiche sociali contenuti nel decreto “Milleproroghe” del Governo nazionale.

miércoles, 12 de enero de 2011

LA FESTA DI SANT’ANTONIO IN ABRUZZO

Antonio eremita egiziano, nato a Coma intorno al 251, conosciuto anche come Sant'Antonio il Grande, sant'Antonio d'Egitto, ma anche sant'Antonio del Fuoco, sant'Antonio del Deserto, sant'Antonio l'Anacoreta, visse dapprima in una plaga deserta della Tebaide in Egitto e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni. Morì ultracentenario nel 356.
Fu il santo delle tentazioni: il diavolo gli apparve in tutte le sembianze, angeliche, umane e bestiali. Nell'iconografia è raffigurato infatti circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore, ma compare anche con il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau' ultima lettera dell'alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.

                  s.antonio abate                Il culto di Sant'Antonio Abate è ancora molto radicato in Abruzzo ed è particolarmente diffuso nelle zone rurali e nei borghi di montagna. Sant'Antonio Abate ha rappresentato una delle figure principali della religiosità popolare.
Venerato come protettore degli animali ( la sua immagine si trovava un tempo in tutte le stalle dei contadini), viene invocato per la salute del bestiame domestico e del corpo, specialmente contro il «fuoco di Sant'Antonio».
Per la cultura contadina la sua festa (il 17 gennaio) apre il ciclo dell'anno ed è ancora un giorno fondamentale del calendario, che indica oltre ai giorni dell'anno anche le opere da compiere e i lavori da eseguire nelle campagne.
Lo spirito di questa antica festa, che si ricollega alle altre feste abruzzesi di fuochi invernali, prima o dopo il solstizio d'inverno, ancora vive.
Gli anni che passano e la modernità che lotta con le tradizioni. Ma il giorno del Santo continua ad esser un "giorno di fuochi", e la memoria che vince l'oblio torna a raccontare ai più piccoli e a ricordare ai più anziani, usi e costumi delle comunità di un tempo, perché non se ne smarrisca definitivamente il significato e la bellezza.
Tanti piccoli centri si animano già prima e la gente dei luoghi prepara mucchi di legna o colonne di canne che, una volta accese, rischiareranno scorci e piazze, daranno luce a facciate di palazzi e chiese nei tanti borghi abruzzesi: i "fuochi di Sant'Antonio". Un elemento tradizionale e fondamentale della festa del Santo, riconosciuto come colui che vinse i diavoli e le fiamme dell'inferno. In alcuni paesi, gruppi di giovani mascherati girano di casa in casa a “cantare S. Antonio”: uno impersona il Santo Eremita; spesso c'è anche una turba di diavoli, la ragazza tentatrice e l'angelo che porta conforto.
Lo spirito di questa antica festa contadina resiste in Abruzzo, e in alcuni centri riveste particolare importanza. 

 

A Fara Filiorum Petri, prov. di Chieti, si bruciano le farchie, gigantesche colonne di canne che vengonofarchie innalzate davanti la chiesa di Sant' Antonio Abate ed incendiate nella sommità. Nel suggestivo spettacolo delle fiamme che guizzano nei colori bruni del tramonto, il paese festeggia insieme ai visitatori con canti e musica del folclore abruzzese, buon vino e cibi tradizionali. Nella vicina chiesa, intitolata a Sant'Antonio Abate, viene celebrata la funzione religiosa che ha il suo culmine nella benedizione delle Farchie in presenza della statua del Santo.Prima che il fuoco le consumi completamente, le farchie vengono private della sommità ardente e riportate nelle singole contrade, dove la festa continua in un clima di allegria e di ospitalità che caratterizza tutta la manifestazione.

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A SCANNO si festeggia Sant’Antonio il Barone. La leggenda "de lo beatissimo egregio Missere li barone Sancto Antonio", è uno dei più interessanti documenti della antica poesia volgare abruzzese. Opera di un chierico che dovette diffonderla, come mostrano chiare tracce della tradizione orale, in tutta l'area aquilana, il componimento è giunto fino a noi nel Codice Casanatense 1808, studiato da Vittorio Monaci che su esso tracciò il quadro delle origini linguistiche e tematiche della Letteratura italiana.Databile ai primi anni del Trecento la Leggenda è entrata nel repertorio dei poeti di occasione, specie in quelli appartenenti al mondo pastorale ed ha improntato moltissime orazioni in uso delle compagnie di questua che, in occasione della festa del Santo, attraversano ancora l'Abruzzo. Scanno_Benedizione_Sagne_Ricotta_07

A Scanno, che fu tra i più fiorenti centri dell'economia armentizia, il ricordo di questo antico componimento è ancora tanto vivo che Sant'Antonio, chiamato altrove Abate o di Gennaio, è detto Barone, anche allo scopo di distinguerlo dal Santo di giugno, detto del giglio, ed a cui si tributa una spettacolare festa.La mattina del 17 gennaio, di buon ora, la famiglia Di Rienzo che un tempo possedeva la maggiore parte delle greggi svernanti in Puglia, dà disposizione che si collochi fuori il portone del suo aristocratico palazzo una o più grandi caldai di rame, ricolmi di fumanti sagne con la ricotta.I devoti, dopo aver ascoltato la messa nella vicina chiesa di Sant'Antonio Abate, si avviano, con il prete in testa al corteo, verso casa Di Rienzo. Qui, dopo che il religioso ha provveduto a benedire il cibo, con una speciale formula che richiama molto l'incipit del cantare medioevale, ognuno si serve, riportandosi a casa un mestolino di minestra che consuma per devozione. Se il diciassette cadeva di venerdì, la ricotta, ritenuta cibo grasso dalla Chiesa, veniva sostituita dai fagioli e dall’olio di oliva.

La cerimonia, anche per lo scenario in cui si svolge è molto pittoresca e dà avvio al Carnevale. Un tempo, subito dopo la distribuzione delle sagne, il Corriere di Carnevale, cavalcando un recalcitrante somarello, annunziava per il paese, a suon di tromba che erano aperti i festeggiamenti del periodo più pazzo dell'anno. Lo seguivano le maschere tradizionali che ricalcavano l'antica drammaturgia religiosa delle origini, rappresentando gli eremiti, i piccoli confratelli e l'episcopello, un bambino che per un giorno impersonava il vescovo e ne svolgeva le funzioni. S.Antonio Pratola

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A Pratola Peligna la tradizione vuole che la sera del 16 di gennaio,si svolga una "rappresentazione in costumi caratteristici" con Sant' Antonio e il diavolo, impersonati da due confratelli della SS.Trinità,  accompagnati da musicanti che cantano la vita, le tentazioni e i miracoli del santo e girano per le vie del paese fino a tarda notte. Il 17 gennaio per la festa di Sant' Antonio a Pratola è antica usanza benedire gli animali; dopo la funzione della santa messa, presso la chiesa della SS.Trinità, la statua del santo viene portata in processione fino a  piazza Garibaldi nel centro del paese,  dove il Parroco impartisce la sua benedizione ad un coloratissimo corteo composto da animali domestici

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diavolo

Una antica festa circondata da molte leggende, quella di Sant'Antonio Abate che si svolge ad Atri nei giorni 16 e 17 gennaio. Come in altri piccoli centri abruzzesi la sera del 16 gruppi di giovani girano per le case e le masserie di campagna cantando "Lu Sand'Andùne", un canto recitato, una  rappresentazione in cui compare il diavolo, nell'intento vano di tentare il Santo. Dopo la rappresentazione si è soliti mangiare salsicce, salsicciotti, formaggio, prosciutto e bere del buon vino.

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                  Oh che bella devezzióne
                  tè Chellonghe a Sant'Antone!
                                                                                   Quanta festa, quante spese
                                                                                   fa a ji Sante 'ste paese! …

 

A Collelongo il Santo eremita è festeggiato con una serie di cerimonie il cui elemento principale è il cibo.
La sera della vigilia del 16 gennaio, sette famiglie del paese, quasi sempre per assolvere un voto, o per esternare la propria devozione al Santo, pongono sul fuoco un grosso caldaio di rame, detto in dialetto locale cottora, in cui pongono a bollire grosse quantità di granturco, precedentemente tenuto in ammollo. Poiché i chicchi cuocendo si gonfiano, la minestra che se ne ricava è chiamata dei cicerocchi. Il locale in cui arde la cottora è predisposto per accogliere la visita di parenti ed amici, ed è addobbato con lunghe file di aranci, cestine di uova, frutta secca, in mezzo a cui troneggia un quadro di Sant'Antonio Abate.cottore
L'operazione di bollitura ha inizio con la benedizione del parroco, che deve provvedere a recarsi presso ciascuna delle famiglie che partecipa al rito, e continua tra i canti e le preghiere degli astanti che si alternano nel compito di rigirare il granturco nel paiolo per mezzo di un lungo cucchiaione di legno, in quanto l'operazione è ritenuta foriera di prosperità e benessere.
Chiunque giunge a visitare la cottora viene accolto festosamente e riceve un complimento a base di vino e dolci. L'ospite, dal canto suo, si avvicina alla cottora e ne gira il contenuto recitando parole di augurio e di devozione. In questo modo si trascorre tutta la notte, mentre compagnie di questua, accompagnandosi con vari strumenti popolari, tra cui non mancano le zampogne, provenienti dalla vicina Valle del Liri, cantano l'Orazione di Sant'Antonio in cui si narrano la vita, le tentazioni ed i miracoli dell'eremita egiziano.
Di fronte alla chiesa parrocchiale, in un'antica cappella della quale è conservata una preziosa statua di pietra raffigurante Sant'Antonio Abate che, per l'occasione, è anch'essa decorata di agrumi, frutta e uova, i giovani accendono una grande catasta di legna, punto di riferimento delle compagnie e dei devoti che vi si ritrovano intorno per cantare le lodi al santo e passare la notte in allegria. Alle prime luci dell'alba inizia la distribuzione dei cicerocchi: innanzi tutto una lunga fila di ragazze, reggendo sulla testa conche di rame addobbate di fiori e di nastri, si reca in chiesa per offrire al santo una grande quantità di cicerocchi, che poi vengono consumati per devozione dai fedeli. Inoltre le famiglie che hanno provveduto alla preparazione delle cottore si premurano, oltre che a distribuire i cicerocchi a parenti ed amici e a chiunque ne faccia richiesta, anche a predisporre dei capaci recipienti lungo la strada, affinché anche i pellegrini ed i viandanti possano attingere al cibo rituale del granturco cotto.
Da qualche anno le ragazze che conducono i cicerocchi in chiesa hanno dato vita alla pittoresca gara delle conche riscagnate (cioé addobbate per l'occasione), in cui viene premiata quella decorata con maggior cura ed originalità. La festa continua per tutto il giorno con cerimonie religiose e popolari in onore del Santo.

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VILLAVALLELONGA: Le Panarde.

Con il nome di panarda si indica, specialmente nell'Aquilano, un rituale di consumo collettivo del cibo che consiste in un banchetto allestito in precise ricorrenze calendariali.
L'origine del vocabolo è piuttosto oscura, e probabilmente deve essere ricercata nella radice indoeuropea pan intesa nel senso di abbondanza. L'aspetto più spettacolare della panarda, almeno attualmente, sta nella quantità delle portate che possono superare anche il numero di cinquanta e nella etichetta che impone ai commensali di onorare la tavola, consumando tutte le vivande portate in tavola.
panarda castello La tradizione è comune a molti paesi, ma dove il rito ancora esprime compiutamente il concetto di celebrazione comunitaria con forti permanenze magico-sacrali, è a Villavallelonga, un piccolo centro posto entro la zona montagnosa del Parco Nazionale d'Abruzzo. Un documento ricorda che nel 1657 tale Pietro Paolo Serafini, secondo una consolidata tradizione familiare, distribuiva una minestra di fave per perpetuare un voto fatto dai suoi antenati a Sant'Antonio Abate. La devozione popolare racconta che "tanti anni fa una donna della famiglia Serafini lasciò una creatura in fasce nella culla e andò a prendere l'acqua alla fontana. Tornando a casa incontrò un lupo che la portava in bocca. Invocò Sant'Antonio e il lupo lasciò la bambina. La donna promise al Santo la festa a fuoco, cioè la panarda. Dopo, la promessa si è tramandata per eredità".
Attualmente le famiglie obbligate sono una ventina ed ogni anno, immancabilmente, la sera del 16 gennaio, allestiscono un grandioso banchetto che si protrae tutta la notte. Nella stanza in cui si svolge il convivio viene preparato un altare su cui troneggia l'immagine di Sant'Antonio Abate, in mezzo a composizioni ornamentali dette corone e costituite da frutta, uova, dolci. Quando tutti gli invitati hanno preso posto alla mensa il panardere, ovvero il capo di casa, recita il rosario, le litanie ed infine intona  l'Orazione di Sant'Antonio, dopo di che dà l'ordine di servire gli ospiti.forno


VillavallePer quanto riguarda il cibo, la panarda, accanto ad un repertorio di vivande e di specialità gastronomiche locali, presenta alcuni alimenti fissi che non possono mancare in nessun caso. Essi sono: brodo di gallina e vitello, il caldaio del lesso, maccheroni carrati all'uovo con ragù di carne di pecora e detti "di Sant'Antonio", la pecora alla cottora, le fave lessate e condite, le frittelle di pasta lievitata, le ferratelle, la frutta con cui sono confezionate le corone e la panetta. La cena si protrae per tutta la notte, sia per dare modo ai convitati di consumare agevolmente le portate, sia perché il servizio ogni tanto è intramezzato da momenti di preghiera e dal canto di formule religiose, sia perché infine, ad una certa ora, le case dei panarderi vengono visitate dalle compagnie di questua. Mentre nelle piazze ardono enormi falò di legna, gruppi di cantori prendono a girare le strade e a visitare le case dove il loro arrivo è atteso e ben accetto e le loro esecuzioni sono ricompensate con cibo e somme di denaro. Le visite dei gruppi e dei canterini durano fino alle ultime ore della notte, dopo di che vengono riordinate le mense e viene servita l'ultima portata: un piatto di fave lesse, accompagnate dalla panetta, che è una speciale preparazione di pasta lievitata a cui sono state aggiunte le uova.
Prima però il panardere ringrazia tutti i presenti e intona con loro il Padre Nostro. Solo dopo questo ultimo atto e dopo ovviamente aver consumato le fave, la panetta e un bel bicchiere di vino in onore del Santo protettore, gli invitati lasciano la casa, dandosi appuntamento per l'anno venturo.

17 gennaio: la festa di Sand’Andonie

s.antonio abate Antonio eremita egiziano, nato a Coma intorno al 251, conosciuto anche come Sant'Antonio il Grande, sant'Antonio d'Egitto, ma anche sant'Antonio del Fuoco, sant'Antonio del Deserto, sant'Antonio l'Anacoreta, visse dapprima in una plaga deserta della Tebaide in Egitto e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni. Morì ultracentenario nel 356.
Fu il santo delle tentazioni: il diavolo gli apparve in tutte le sembianze, angeliche, umane e bestiali. Nell'iconografia è raffigurato infatti circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore, ma compare anche con il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau' ultima lettera dell'alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.

Il culto di Sant'Antonio Abate è ancora molto radicato in Abruzzo ed è particolarmente diffuso nelle zone rurali e nei borghi di montagna.
Sant'Antonio Abate ha rappresentato una delle figure principali della religiosità popolare.
Venerato come protettore degli animali ( la sua immagine si trovava un tempo in tutte le stalle dei contadini), viene invocato per la salute del bestiame domestico e del corpo, specialmente contro il «fuoco di Sant'Antonio».
Per la cultura contadina la sua festa (il 17 gennaio) apre il ciclo dell'anno ed è ancora un giorno fondamentale del calendario, che indica oltre ai giorni dell'anno anche le opere da compiere e i lavori da eseguire nelle campagne.
Lo spirito di questa antica festa, che si ricollega alle altre feste abruzzesi di fuochi invernali, prima o dopo il solstizio d'inverno, ancora vive.

Lo spirito di questa antica festa contadina resiste in Abruzzo, e in alcuni centri riveste particolare importanza.

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martes, 11 de enero de 2011

I FINANZIAMENTI DALLA REGIONE ABRUZZO AL CRAM

Accorato appello del Vicepresidente del Cram al Governatore Chiodi

26 dicembre 2010.

Governatore Gianni Chiodi
e, p.c. Presidente CRAM Mauro Febbo
Presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano
Consiglieri Franco Caramanico, Antonio Prospero, Riccardo Chiavaroli
Caro Governatore,
è in corso l’approvazione del Bilancio regionale all’interno del quale ritroviamo la voce “CRAM”. Sono certo che, a fronte dell’attaccamento e del cuore generoso ampiamente dimostrato dai nostri corregionali all’estero in occasione del triste evento sismico, Lei avrà previsto, non ne dubito, quanto in occasione dell’Assemblea plenaria tenutasi a Buenos Aires i Consiglieri CRAM hanno quantizzato a fronte di puntuali e precisi progetti: un importo complessivo di 1.200.000 Euro. Gli abruzzesi nel mondo, motore e forza della Regione all’estero, nel 2009 e nel 2010 si sono visti sacrificare la realizzazione di progetti (anche di natura umanitaria e sociale), in quanto non furono assegnate risorse economiche al loro Organismo: si aspettano, lo ribadisco con forza, un recupero di attenzione da parte della propria Regione, necessaria peraltro a far sì che essi possano svolgere funzione e ruoli assegnati dalla propria Legge Regionale. A me, quale v-Presidente della Consulta Regionale Abruzzesi nel Mondo, certo del sostegno del proprio Presidente Mauro Febbo, non resta che esprimere il più vivo augurio acché il 2011 riservi a Lei, al nostro Abruzzo e alla nostra Italia una sicura ripresa in una situazione complessiva di recuperata pace e armonia sociale.
Mi creda Suo,
Franco Santellocco, Vice-Presidente CRAM

 

santellocco

2 gennaio 2011.

È stata approvata la manovra di Bilancio per l’Esercizio Finanziario 2011 della Regione Abruzzo. Se è vero che con la Legge Finanziaria regionale sono stati approvati nuovi strumenti di intervento è altrettanto vero che la stessa riconosce valenza e meriti dei propri corregionali all’estero ai quali dopo un esercizio 2009 e 2010 in cui venivano totalmente dimenticati, con l’esercizio 2011 finalmente si registra una decisa inversione di tendenza. La Consulta Regionale Abruzzesi nel Mondo torna ad avere un suo budget anche se modesto.
Il V-Presidente del CRAM, Franco Santellocco, in un suo precedente intervento aveva chiesto almeno un euro per ciascun corregionale all’estero: la realtà, finora (in attesa dell’assestamento di Bilancio), non dà piena soddisfazione in termini di risorse assegnate ma salva la valenza dell’Organismo.
Di seguito il messaggio inviato da Franco Santellocco ai componenti del CRAM.
Cari Amici,
sono ben lieto di poter chiudere con Voi questo 2010 con la notizia acquisita dell'assegnazione, in sede di Bilancio, di 120 mila euro al CRAM: è questo anche un riconoscimento di un anno di impegno da parte di tutti i Componenti l'Organismo Consultivo degli abruzzesi nel mondo.
Buenos Aires è stata la pietra miliare per una collegiale operosità!
Anche a nome Vostro rivolgo un grazie particolare ai tre Consiglieri Regionali Antonio Prospero, Franco Caramanico, Riccardo Chiavaroli per la loro concreta azione di sostegno nella "lunga maratona di approvazione Bilancio".
Al nostro Presidente Mauro Febbo un grazie di cuore per la fiducia, certo che in sede di assestamento di Bilancio saprà, unitamente ai tre Consiglieri, ottenere un deciso ritocco in positivo della somma destinata al CRAM: gli abruzzesi nel mondo apprezzeranno e sapranno dare il loro meglio alla propria Regione. A Voi e alle Vostre famiglie ancora rinnovati Auguri di Buon Anno!
Franco Santellocco

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